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Sergio Marchionne - Amministratore delegato Fiat

Fin da ragazzo, la vita mi ha portato a viaggiare moltissimo.
Avevo 14 anni quando la mia famiglia ha lasciato l’Italia per trasferirsi in Canada e ho dovuto abituarmi presto a cambiare città, amici, abitudini. Il lavoro ha fatto il resto, portandomi successivamente a cambiare altri quattro Paesi.
Ma credo che, per quanti viaggi si possano fare e per quanti posti una persona possa conoscere, ce ne sono alcuni che significano veramente qualcosa e diventano dei punti fermi. Per me la Svizzera è uno di questi ed è il motivo per cui ho scelto di creare lì la mia casa.
Più sono costretto a girare il mondo e più apprezzo la Svizzera.
Amo la sua qualità della vita, l’attaccamento ai valori sociali, il rispetto per la legge e per l’ordine. Amo soprattutto la sua disciplina, quella che nasce da persone affidabili, da gente che tiene fede alle promesse fatte. E amo l’approccio svizzero alla democrazia.
Non dico che sia una società perfetta, ma penso sia il modello più vicino a quello di una società ideale.
Se devo descrivere il sistema svizzero a chi non lo conosce, mi accorgo che mi guarda con un sottofondo di incredulità. E’ difficile capire come uno Stato così piccolo, perso in mezzo all’Europa, possa funzionare così bene ed avere un consenso politico incontestato.
I motivi sono molti, ma credo che più di ogni altra cosa siano i valori che lo guidano a farne un Paese unico ed eccezionale: il senso del dovere, l’onestà, l’affidabilità.
La crisi che ha colpito anche la Svizzera, come il resto del mondo finanziario, ha messo a dura prova questi valori e può aver dato l’idea che il sistema sia fragile. In realtà, non ha fatto altro che dimostrare la loro importanza e la necessità di proteggerli. Quando sono radicati a fondo nelle persone e in un’intera società, diventano un modo di essere, che non si può spazzare via con un rovescio di temporale.
Questa è la grande fortuna della Svizzera e penso che sia anche il più alto motivo di orgoglio, oltre che la migliore garanzia per il suo futuro.
A volte mi chiedono cosa potrebbe fare la Svizzera per migliorare.
E’ un compito arduo quello di dare consigli ad un Paese che è tra i più competitivi al mondo, che continua a guadagnare posizioni, che ha saputo accogliere e coltivare tante culture diverse.
Quello che però ho notato dalla mia esperienza personale è che la Svizzera ha avuto per molto tempo, e forse ha ancora, un modo di guardare a se stessa tenendo un “low profile”. E’ come se, in un certo senso, non si amasse abbastanza. Si tratta di un atteggiamento sano perché dimostra una buona dose di umiltà, ma in un mondo che cambia così in fretta e dove l’immagine ha un’importanza sempre maggiore, non possiamo più permettercelo, dobbiamo essere ambiziosi e mirare ai grandi traguardi.
La Svizzera ha tutte le carte in regola per puntare in alto e merita di arrivarci

 

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